Conviene prendere casa in affitto o accendere un mutuo? È una domanda comune, che si pongono sempre più persone, soprattutto giovani e famiglie, di fronte alla necessità di un’abitazione confortevole e dignitosa in un contesto economico e sociale sempre più complesso e incerto. Si tratta di una decisione importante, difficile, che può comportare vantaggi e svantaggi, opportunità e rischi, e che dipende da molti fattori, come la situazione personale, familiare e lavorativa, le disponibilità finanziarie, le aspettative e le preferenze. In alcune città come Roma o Milano, dove sussiste una grande richiesta, i canoni mensili possono infatti essere più onerosi della rata di un mutuo, che però può essere difficile da ottenere senza un adeguato reddito certificato o un congruo acconto. Di seguito spunti di riflessione e consigli per orientarsi tra le due opzioni, analizzando i requisiti, i costi, i benefici e le criticità di prendere casa in affitto o accendere un mutuo.
Prendere casa in affitto: costi e informazioni
Prendere casa in affitto significa stipulare un contratto con un proprietario, che concede l’uso dell’immobile in cambio di un canone mensile e di altre spese accessorie, come le utenze, alcune tasse, la manutenzione ordinaria, le quote condominiali, eccetera. Esistono diversi tipi di contratto d’affitto, con canoni concordati o meno, e di diversa durata. Spesso è richiesta dal proprietario una busta paga o una dichiarazione dei redditi a dimostrazione di solvibilità, ovvero di avere una fonte di guadagno stabile e sufficiente a pagare il mensile e le spese. In alternativa, si può presentare un garante, ovvero una persona che si impegni a pagare in caso di inadempimento del conduttore. Può essere richiesta in tal senso anche una caparra o una fideiussione. L’importo del canone mensile cambia in base a diversi fattori, come la tipologia di contratto, ma soprattutto la tipologia dell’immobile ed il luogo in cui si trova: tutto dipende dalla domanda e dall’offerta immobiliare. In un piccolo centro in provincia un appartamento di circa 100 mq con due camere da letto e doppi servizi può costare 350 euro al mese, cifra che in città come Roma o Milano può non bastare neppure per l’affitto di una stanza. Nel calcolo dei costi dell’affitto vanno calcolate le spese della stesura e registrazione del contratto (il 50% con il proprietario) una tantum, nonché quelle condominiali e di manutenzione ordinaria. Comunemente è stabilita anche una cauzione o caparra (anche equivalente al canone di tre mesi), ovvero una somma in denaro da versare al proprietario all’inizio del contratto: viene restituita alla fine, salvo eventuali trattenute dovute a morosità o danni. Se ci si avvale di un’agenzia immobiliare per trovare una casa in affitto occorre calcolare anche le spese per la parcella del mediatore.
Prendere casa in affitto conviene?
Prendere casa in affitto conviene sempre se il canone non è altissimo poiché permette di vivere dignitosamente per il tempo stabilito dal contratto, senza l’ansia di un mutuo e senza soprattutto anticipare una grande cifra d’anticipo per l’acquisto di una casa. Questa opzione inoltre è caratterizzata da un’estrema flessibilità: permette di cambiare abitazione in base alle proprie esigenze e preferenze, senza vincoli di lungo periodo o dover necessariamente vendere il proprio immobile o estinguere altrimenti un mutuo. Inoltre, prendere casa in locazione consente di scegliere tra una vasta offerta di immobili, di diverse tipologie, dimensioni, zone e prezzi, e di confrontare le varie proposte. Sostanzialmente però andare in affitto significa un minor esborso economico iniziale ed è per tale motivo che c’è una grande richiesta di case in tal senso, ovvero per chi non ha una liquidità adeguata ad un investimento importante e sul lungo termine. Di contro questa soluzione può prevedere delle criticità: alla flessibilità si contrappone ad esempio una certa precarietà, con il rischio di essere sfrattati dopo essersi abituati a zona e contesto e a quello di non trovare una nuova abitazione adeguata alle proprie esigenze. Inoltre, il denaro versato è da considerare a “fondo perduto”, ovvero non si avrà dal canone alcun ritorno o vantaggio -a differenza del mutuo che terminerà con la proprietà della casa.
Accendere un mutuo: requisiti, costi ed informazioni
Accendere un mutuo significa richiedere un prestito a una banca o a un istituto finanziario, che concede una somma di denaro per acquistare un immobile, a fronte di una garanzia ipotecaria sull’immobile stesso e di un piano di rimborso, che prevede il pagamento di rate mensili e di interessi. Per accendere un mutuo, bisogna presentare una busta paga o dichiarazione dei redditi: sono documenti necessari a dimostrare all’istituto finanziario la propria solvibilità anche in relazione agli interessi e sul lungo termine; si può ricorrere all’ausilio di un garante, ma ottenere il mutuo può essere così lievemente più complesso. Per comprare una casa però è necessario avere un capitale iniziale da versare al venditore come anticipo: serve a coprire la parte del prezzo dell’immobile, che non viene finanziata dalla banca o dall’istituto finanziario. L’anticipo varia a seconda del tipo e dell’importo del mutuo, ma solitamente è pari al 20% o al 30% del valore dell’immobile, che va distinto dal prezzo di vendita. Questo perché in genere questi prestiti sono al massimo al 70-80% e mai al 100% fatti salvi alcuni casi di mutui per giovani. Tra i costi del mutuo bisogna aggiungere dunque alla rata mensile, comprensiva degli interessi anche le spese accessorie ovvero le imposte, le commissioni, le assicurazioni, le perizie, i costi della pratica, eccetera. Anche in questo caso se ci si avvale di un’agenzia immobiliare vanno aggiunte al tutto le spese di intermediazione oltre che quelle del notaio per il rogito.
Accendere un mutuo per comprare una casa conviene?
Conviene accendere un mutuo per comprare una casa se si abita in una città in cui i canoni di affitto sono molto alti, ma anche negli altri casi se si ha a disposizione la liquidità per un acconto. Il mutuo infatti permette di mettere a frutto l’investimento del denaro: nel corso del tempo si arriva alla proprietà dell’immobile per disporne come si vuole. Se si vuole vendere prima è possibile estinguendo il mutuo. È ovvio che sussistono comunque dei rischi e criticità: un siffatto prestito rappresenta comunemente un impegno finanziario ed economico di lungo termine, con tutte le ansie dovute alle complicazioni che la vita può mettere dinnanzi a chiunque, come la perdita del lavoro e dunque l’incapacità di pagare le rate. Inoltre, le clausole delle banche in materia non sono facilmente negoziabili o rinegoziabili, anche in materia di interessi.
Prendere casa in affitto o accendere un mutuo, cosa è meglio?
Ovviamente dipende dai singoli casi. Prendere casa in affitto o accendere un mutuo sono due scelte possibili e diverse, che vanno valutate attentamente in base alla propria situazione e alle personali esigenze e aspettative. Non esiste una risposta univoca e definitiva, ma solo una individuale e contingente, che dipende da molti fattori, come il reddito, il risparmio, la stabilità, la mobilità, la sicurezza, la convenienza, l’investimento, ecc. L’importante è informarsi, confrontarsi e decidere con consapevolezza e responsabilità, tenendo conto dei pro e dei contro di ogni opzione. Un consulente immobiliare iad può offrire il consiglio più giusto anche in base alle valutazioni del mercato sul territorio.