Le spese di ristrutturazione edilizia sono quelle sostenute per interventi di manutenzione ordinaria, straordinaria, restauro, risanamento conservativo o rinnovo di edifici o parti di essi. Tali costi possono beneficiare di una detrazione fiscale, cioè di una riduzione dell’imposta sul reddito delle persone fisiche (IRPEF) pari a una percentuale della spesa stessa che varia a seconda del tipo dei lavori svolti e dell’anno fiscale in cui sono stati realizzati. La detrazione spetta al soggetto che sostiene la spesa, che può essere il proprietario, il locatario, il comodatario o altro titolare di un diritto reale sull’immobile oggetto di ristrutturazione. Ma cosa accade se questa persona muore prima di aver usufruito del beneficio fiscale? La detrazione passa agli eredi? Ecco nel dettaglio cosa occorre sapere al riguardo, come funziona e quali sono le condizioni ed i requisiti per ottenere in eredità tale beneficio.
Spese di ristrutturazione 2023 e detrazioni: come funziona?
La detrazione spese di ristrutturazione 2023, nota anche come bonus casa, è pari al 50% della spesa sostenuta, (65% per ecobonus) fino a un massimo di 96.000 euro per unità immobiliare. Questo beneficio fiscale va ripartito in 10 rate annuali di pari importo, ovvero non è possibile usufruirne in seno ad un’unica dichiarazione dei redditi. I costi ovviamente devono essere documentati da una fattura o ricevuta fiscale e da bonifico bancario o postale “parlante”, con causale specifica e codice fiscale del beneficiario della detrazione. La spesa deve essere sostenuta entro il 31 dicembre 2024, salvo proroghe, che da anni ormai avvengono seppure con lievi modifiche. La detrazione spetta per gli interventi di ristrutturazione edilizia effettuati su immobili residenziali e non residenziali, compresi quelli rurali, e sulle pertinenze nonché per gli interventi di recupero del patrimonio edilizio, la realizzazione di opere per la prevenzione del rischio sismico, la riqualificazione energetica e l’installazione di impianti fotovoltaici.
Spese ristrutturazione eredi: da quando e cosa dice l’agenzia delle entrate?
La detrazione spese ristrutturazione eredi spetta a partire dal 1° gennaio 2016, data di entrata in vigore della legge di stabilità 2016, che ha introdotto questa novità. Prima di tale data, infatti, la detrazione si estingueva con la morte del soggetto che aveva sostenuto la spesa. L’agenzia delle entrate, con la circolare n. 11/E del 31 marzo 2016, ha fornito le istruzioni operative per l’applicazione della detrazione spese ristrutturazione eredi, precisando che la detrazione spetta agli eredi in proporzione alla quota ereditaria, a condizione che l’immobile oggetto di ristrutturazione sia compreso nell’asse ereditario e che gli eredi mantengano la titolarità del diritto reale sull’immobile stesso. Inoltre, l’agenzia delle entrate ha chiarito che la detrazione spese ristrutturazione eredi spetta anche se la spesa è stata sostenuta prima del 1° gennaio 2016, purché la detrazione non sia stata ancora interamente fruita dal defunto al momento della morte. Successivamente sono stati chiariti anche altri aspetti e nello specifico vale quanto definito e modificato nel comma 8 dell’articolo 16-bis del TUIR: “in caso di decesso dell’avente diritto, la fruizione del beneficio fiscale si trasmette, per intero, esclusivamente all’erede che conservi la detenzione materiale e diretta del bene”. Questo chiarisce alcuni aspetti particolari, proprio come l’acquisizione dell’immobile per successione o il subentro in un contratto di locazione ad opera di un coniuge o un figlio. Se ci sono più eredi, la detrazione è ripartita tra tutti in parti eguali per i periodi residui.
Detrazione spese di ristrutturazione erede: quando non spetta?
La detrazione per le spese di ristrutturazione non spetta agli eredi nei seguenti casi:
- quando l’erede rinuncia formalmente ed esplicitamente all’eredità o la accetta con beneficio di inventario;
- quando l’erede non possiede i requisiti soggettivi per fruire della detrazione, come ad esempio il possesso di un reddito imponibile sufficiente;
- se l’erede non rispetta le modalità e i limiti previsti per la detrazione, come ad esempio la documentazione della spesa, il pagamento con bonifico parlante, la comunicazione all’ENEA, ecc. anche se in realtà in questi casi l’agenzia delle entrate ha tracciato delle soluzioni possibili, varie a seconda dei casi;
- se aliena, ovvero vende, affitta o concede in comodato l’immobile oggetto di ristrutturazione prima di aver ricevuto tutte le quote di detrazione nell’arco dei rimanenti periodi d’imposta, poiché questo beneficio è concesso esclusivamente all’erede o agli eredi che conservano la “detenzione materiale e diretta dell’immobile” e tale condizione deve sussistere non soltanto per l’anno di accettazione dell’eredità, ma anche per tutti quelli in cui si vuole usufruire delle detrazioni;
Quest’ultimo aspetto è particolarmente importante e da prendere in considerazione se si vuole vendere una casa ereditata su cui sono stati fatti dei lavori che hanno concesso detrazioni fiscali. Un agente immobiliare qualificato, come i consulenti iad, può offrire i consigli e le informazioni del caso, sul da farsi, anche quando si tratta di più eredi.
Spese di ristrutturazione erede incapiente: come si fa, cosa accade?
Se l’erede è incapiente, cioè non ha un reddito imponibile sufficiente per fruire della detrazione spese di ristrutturazione, l’agevolazione spetta ma non può essere concessa in quanto nasce come “sconto” sul reddito IRPEF. Nell’eventualità l’erede raggiunga in momenti successivi l’imponibilità può farne invece richiesta attraverso la dichiarazione dei redditi, una volta raccolta la documentazione necessaria.