Quando l’efficienza energetica può ostacolare la vendita della casa

È vero che l’efficienza energetica limita la vendita della casa e se sì quando, in quali situazioni? Effettivamente la prestazione energetica di un immobile, specie se bassa, può ostacolare la vendita di una casa o anche il suo l’affitto. Questo accade perché un immobile “definito energivoro” comporta maggiori spese in materia di bollette di luce e gas. Ma sono anche le normative, italiane ed europee, che mettono dei paletti ben precisi al riguardo. L’obiettivo è quello di consumare meno e dunque avere un minore impatto sull’ambiente che consegue ad un risparmio economico per i cittadini. Vi spieghiamo cosa si intende con efficienza energetica e come fare per migliorarla.

Efficienza energetica di una casa, perché è importante e cosa dice la normativa

Le politiche della Comunità Europea sono ormai da tempo proiettate verso l’abbattimento delle emissioni di CO2 nell’ambiente, attraverso diverse azioni. La più importante è sicuramente quella finalizzata alla riqualificazione dei vari patrimoni edilizi. Oltre il 40% delle emissioni derivano da immobili vecchi dotati di impianti obsoleti, inquinanti e poco performanti. È per tale motivo che negli ultimi anni sono andati via via sviluppandosi anche nel nostro Paese incentivi volti all’efficientamento energetico degli edifici o dei singoli appartamenti, a partire dal consolidato ecobonus all’ultimo ed imponente superbonus 110%, soluzione ampiamente lodata proprio dalla Comunità Europea. Al contempo è fatto obbligo per le nuove costruzioni di avere un impatto pari o vicino allo zero. Lo scorso dicembre, inoltre, la CE con una direttiva sul rendimento energetico dell’edilizia ha proposto agli Stati membri di migliorare gli immobili in classe energetica G del 15% almeno. Si era addirittura parlato di vietare la vendita e gli affitti di case ad alto impatto energetico, soluzione che poi è stata stralciata nella stesura definitiva, lasciando libertà di movimento, ma mantenendo l’obiettivo del passaggio alla classe F di tutta l’edilizia residenziale entro il 2030 e non residenziale entro il 2027. Al momento in Italia seppur con formule diverse e con probabili future modifiche, alla luce della direttiva europea, gli incentivi per l’efficientamento energetico rimangono, così come l’obbligo di allegare ad ogni atto di vendita e di affitto, la certificazione APE (Attestato di Prestazione Energetica). Questo documento rappresenta anche un importante parametro per calcolare il valore dell’immobile.

Efficienza energetica, come si calcola la classe

L’efficienza energetica di una casa si basa su una classificazione specifica indicata con le lettere alfabetiche dalla A alla G (come per gli elettrodomestici) in cui la A indica il valore migliore della qualità e la G il peggiore. Indica in pratica quanta energia si consuma per riscaldare o raffreddare l’immobile. In caso di affitto o vendita di una casa è obbligatorio abbinare ai contratti un documento specifico, l’APE (Attestazione di Prestazione Energetica) redatto da un professionista certificato e che vale 10 anni, salvo modifiche. Con una visita in loco, il tecnico abilitato, noto anche come certificatore energetico, analizza alcune caratteristiche dell’immobile, come l’esposizione al sole, la dimensione delle stanze, la coibentazione delle pareti, la tipologia di infissi, le tipologie di impianto per il riscaldamento o il raffrescamento ed il loro consumo. In base a questi parametri viene stabilita la classe energetica. La vendita di una casa con classe energetica bassa può essere più difficile perché ormai chiunque acquista un immobile presta attenzione ai consumi eventuali e molte sono le persone sensibili all’aspetto dell’impatto ambientale e della sostenibilità. Inoltre, se la classe energetica è bassa si sottintende che gli impianti siano datati, vecchi, prossimi ad essere sostituiti o soggetti a guasti e manutenzione costante. Tutto ciò in conseguenza abbassa il valore dell’immobile. Di contro la vendita di una casa con classe energetica alta, favorisce la situazione e garantisce un ricavo maggiore. È per tale motivo che può essere sempre utile investire in interventi di efficientamento energetico, anche con piccole azioni, come la sostituzione della vecchia caldaia con una più moderna a condensazione. Il tutto con il favore degli incentivi statali.

Interventi di efficientamento energetico, quali sono?

Numerosi sono gli interventi di efficientamento energetico atti a migliorare la classe dell’immobile. Tra questi troviamo:

  • Sostituzione degli infissi e dei serramenti con altri nuovi, magari con doppio vetro che evitano la dispersione di calore
  • Posizionamento di oscuranti (come le tende esterne che in estate favoriscono l’ombra)
  • Sostituzione del vecchio impianto di riscaldamento con pompe di calore o caldaie di ultima generazione come quella a condensazione
  • Posizionamento di un impianto di riscaldamento a pavimento
  • Installazione del cosiddetto cappotto termico (elemento portante del superbonus 110%)
  • Installazione di pannelli fotovoltaici e/o solari termici

Grazie all’ecobonus e al superbonus queste azioni di riqualificazione energetica con un piccolo investimento possono decisamente rendere più confortevole la casa, più sostenibile a livello ambientale ed economica per i consumi, ma soprattutto favorire un maggior valore di mercato in caso di vendita.

Riepilogo dell'articolo

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